Secondo uno studio condotto all’Ospedale San Raffaele di Milano, in via di pubblicazione, tra marzo e maggio la quantità di virus presente nei soggetti positivi si è ridotta notevolmente. «Abbiamo analizzato 200 nostri pazienti » sottolinea Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e professore all’Università Vita-Salute, oltre che curatore del lavoro.
«Possiamo dire, in base ai risultati dell’indagine e a quello che vediamo in ospedale, che è cambiata la manifestazione clinica — precisa Clementi —, forse anche grazie alle condizioni ambientali più favorevoli. Ora assistiamo a una malattia diversa da quella che vedevamo nei pazienti a marzo-aprile. Lo scarto è abissale ed è un dato che riteniamo importantissimo. Confermato peraltro dalla pratica: non solo non abbiamo più nuovi ricoveri per Covid in terapia intensiva, ma nemmeno in semi-intensiva. Nelle ultime settimane sono arrivati pochi pazienti e tutti con sintomi lievi».
Quali sono le cause di questo «indebolimento» del virus?
«Possiamo affermare che Sars-CoV-2 oggi replica meno, ma non abbiamo certezza sulle origini del fenomeno. Un’ipotesi è che si tratti di un co-adattamento all’ospite, come avviene normalmente quando un virus arriva all’uomo. L’interesse del microrganismo è sopravvivere all’interno del corpo e diffondersi ad altri soggetti: obiettivi irraggiungibili se il malato muore a causa dell’infezione».